Come la mano riflette il Cervello

Come la mano riflette il cervello

di Jena Griffiths

CervelloLa mano è la parte visibile del cervello. Il colore, la forma e le linee cambiano nel tempo e possono anche cambiare molto velocemente in risposta ai pensieri e alle sensazioni (cambio di colore) oppure quando abbandoniamo qualche vecchio modo di pensare o riformuliamo qualche aspetto della personalità (cambiamenti nelle linee e nella forma).

Quel che non cambia sono le tue impronte che possiamo considerare come “la mappa della tua anima”. Da questo punto di vista sei uno spirito che sta facendo un’esperienza terrena e le tue impronte, decodificate secondo il sistema “Lifeprints” di Richard Unger, rivelano la tua “missione” per questo transito terrestre e la lezione di vita che dovrai imparare.

Dopo più di 10 anni di lavoro con questo sistema, dopo averlo insegnato in giro per il mondo e dopo aver cercato di spiegare a migliaia di persone come funziona e come si possono utilizzare queste informazioni in maniera pratica e a lungo termine, ecco quello che ho trovato:

  • Le tue impronte rivelano il tuo programma mentale (l’illusione), quello che stai utilizzando per riuscire a condurre questa vita umana. Il problema è che non puoi “aggiustare” un programma mentre lo stai eseguendo. In essenza però, non c’è davvero nulla da “aggiustare”. Quel che serve non sono aggiustamenti o cambiamenti, quanto piuttosto consapevolezza e presenza.
  • “Aggiusti” te stessa/o diventando consapevole del fatto che stai eseguendo un programma mentale e poi, attraverso la consapevolezza e l’accettazione trovi il modo per riprendere in mano le redini del tuo programma interiore, della tua mente: questo processo è il risveglio della Guida Interiore. E l’ironia è che mentre le nostre impronte sono diverse per ciascuno di noi, questo processo è invece lo stesso per tutti.

In altre parole stiamo parlando dello sviluppo della “no-mind”, la “non mente” che prevede che il nostro ego si faccia da parte così che il divino possa esprimersi attraverso di noi usando la nostra unica e irripetibile combinazione di risorse, abilità e circostanze.

Il “programma” è il meccanismo che crea la mente generando il nostro aspetto “yang”, quello del fare, attraverso il quale possiamo fare le esperienze e vivere le avventure che formeranno la nostra personalità per il ruolo che dovremo interpretare in questa vita. La sfida è quella di imparare a essere presenti e consapevoli del nostro programma senza esserne condizionati.

Il pericolo, come al solito, lo dobbiamo al fatto che siamo co-creatori e che i pensieri sono creativi: ciò su cui ti focalizzi si espande. Quindi, quello che percepisci come un difetto che deve essere aggiustato (la tua lezione di vita) potrebbe crescere o diventare ancor più problematico semplicemente perché mantieni il tuo focus su quella circostanza invece che semplicemente osservarla con la coda dell’occhio e grande autocompassione e al contempo mantenendo la focalizzazione sul risultato che intendi invece raggiungere. Imparare a fare questo vien chiamato “tracciamento dell’anima” ed è possibile frequentare lezioni avanzate al riguardo.

Lo stesso vale per la tua “missione di vita”. Più la insegui e più essa diventa elusiva.
E perché accade questo? Perché non puoi diventare quello che sei già. Si tratta innanzitutto di uno stato di coscienza, di essere, conoscere, aver fiducia e permettere alla tua natura essenziale di manifestarsi. Di fare spazio affinché il divino possa manifestarsi attraverso di te nel tuo modo assolutamente unico, piuttosto che essere un tuo esclusivo tentativo egoistico.

E talvolta serve una vita intera per riuscire ad arrenderci alla nostra vera natura.

Traduzione e adattamento dal sito http://handanalysisonline.com/how-the-hand-reflects-the-brain/ di Jena Griffiths